sabato 26 aprile 2014

Una strana giornata

La mamma passava l’aspirapolvere in salotto e io giocavo in giardino con il mio aquilone, formato da un triangolo colorato e con un fulmine disegnato al centro. Dopo un po’ mi annoiai e decisi di andare ai campetti da golf del paese.
In dieci minuti fui lì, feci la raccolta di palline dal distributore e mi diressi verso i campi da gioco: c’erano una, due, tre buche e al primo colpo feci centro, era la prima volta che ci riuscivo. Al secondo colpo centrai la bandiera e in circa venti minuti finii di giocare. Uscii dai campetti e ormai era quasi buio, il sole pallido tramontava e il vento si faceva sempre più freddo. Per questo chiesi ad un anziano signore, che aveva in mano un bastone, che ore fossero ed egli mi rispose che erano le sette di sera. Avevo ancora un po’ di tempo per passeggiare e, senza saperlo, mi diressi verso il cimitero. Mentre pedalavo in bicicletta vidi un topo che camminava al bordo della strada. Non potevo continuare  per quella strada e svoltai e andai verso casa. Correndo, per non arrivare in ritardo, vidi il Grande Carro molto luminoso come sempre. Arrivato a destinazione, guardai un cartello con una freccia su cui c’era scritto: “Io e tuo padre siamo usciti a trovare un amico e torneremo alle nove. Ci sono le chiavi sotto lo zerbino”. Entrai in casa e dopo andai in camera mia per finire la linea del tempo di storia, che ci aveva assegnato la maestra quella mattina. Quando ebbi finito, andai a fare un bagno nella vasca e subito dopo, per rilassarmi, vidi la televisione.

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