La mamma passava l’aspirapolvere in salotto e io
giocavo in giardino con il mio aquilone, formato da un triangolo colorato e con
un fulmine disegnato al centro. Dopo un po’ mi annoiai e decisi di andare ai
campetti da golf del paese.
In dieci minuti fui lì, feci la raccolta di palline
dal distributore e mi diressi verso i campi da gioco: c’erano una, due, tre
buche e al primo colpo feci centro, era la prima volta che ci riuscivo. Al
secondo colpo centrai la bandiera e in circa venti minuti finii di giocare.
Uscii dai campetti e ormai era quasi buio, il sole pallido tramontava e il
vento si faceva sempre più freddo. Per questo chiesi ad un anziano signore, che
aveva in mano un bastone, che ore fossero ed egli mi rispose che erano le sette
di sera. Avevo ancora un po’ di tempo per passeggiare e, senza saperlo, mi
diressi verso il cimitero. Mentre pedalavo in bicicletta vidi un topo che
camminava al bordo della strada. Non potevo continuare per quella strada e svoltai e andai verso
casa. Correndo, per non arrivare in ritardo, vidi il Grande Carro molto
luminoso come sempre. Arrivato a destinazione, guardai un cartello con una
freccia su cui c’era scritto: “Io e tuo padre siamo usciti a trovare un amico e
torneremo alle nove. Ci sono le chiavi sotto lo zerbino”. Entrai in casa e dopo
andai in camera mia per finire la linea del tempo di storia, che ci aveva
assegnato la maestra quella mattina. Quando ebbi finito, andai a fare un bagno
nella vasca e subito dopo, per rilassarmi, vidi la televisione.
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