Quel giorno il mio amico
Norby, un alieno-robot venuto dallo
spazio, mi venne a trovare e mi disse di portare con sé una
macchina del tempo. “UNA MACCHINA DEL TEMPO! NON CI POSSO CREDERE,NORBY!!!”
Il
piccolo alieno rise e mi costrinse ad entrare in una specie di navicella
spaziale, simile ad una vasca da bagno azzurra e rossa ,con due finestre
laterali… Appena entrato, tutte le cose intorno a noi si sollevarono e le
pareti della stanza cambiarono colore,
rimpicciolendosi e ingrandendosi proprio come una chewingum ben masticata; in pochi secondi ci ritrovammo
di fronte al Colosseo di Roma… Guardandolo bene da vicino sembrava tutto
intero. “ CI TROVIAMO NELL’ANTICA ROMA” mi spiegò l’alieno. Che sorpresa! Chi
si sarebbe mai immaginato che la macchina del tempo funzionasse?
Norby avanzò per primo uscendo dalla navicella… A me, per la verità, non andava molto di uscire da lì e parlare con la gente romana di quel tempo… Certo, questa cosa mi avrebbe aiutato con la ricerca di storia sui popoli antichi, quindi ci ripensai un po’ su… “E va bene, uscirò Norby!”. Poi, l’idea di essere in quel posto non mi dispiaceva affatto. Io e l’alieno vagammo un po’ per la città e visitammo vari posti. La gente non si voltò neanche a guardarci in faccia, probabilmente aveva paura di noi, anzi, di Norby, perché io ero un uomo come loro, eppure un bambino di circa 6 anni mi fermò tirandomi la giubba: “Tu non sei di qui, vero?” Io mi abbassai all’altezza del bambino e risposi contento: “EVVIVAAA!!!! FINALMENTE QUALQUNO MI HA PARLATO… IO MI CHIAMO JOSH E VENGO DA UNA TERRA MOLTOOO LONTANA, LA TUA MAMMA DOVE É?” “IO MI CHIAMO SIMO, MI SONO PERSO!”. Norby giurò che l’avremmo aiutato, prese un oggetto magico dalla sua tasca e lo agitò in aria per farlo funzionare … Subito sullo schermo apparve un pallino rosso che indicava il posto in cui ci trovavamo io, Norby e il bimbo. Norby, indicando una zona con il dito disse a Simo: “La tua mamma è lì, vai da lei”. Subito egli ci ringraziò e corse via”. Quando ritornammo nel nostro tempo, notai scritto sul libro di storia che nella piazza Romana, nell’anno 1200, un ragazzo aiutò un bimbo di nome Simo e che il nome del salvatore non si era stato ancora scoperto. Io, felice, capii e in silenzio chiusi il libro, salutando Norby che se ne tornò nel suo mondo.
Norby avanzò per primo uscendo dalla navicella… A me, per la verità, non andava molto di uscire da lì e parlare con la gente romana di quel tempo… Certo, questa cosa mi avrebbe aiutato con la ricerca di storia sui popoli antichi, quindi ci ripensai un po’ su… “E va bene, uscirò Norby!”. Poi, l’idea di essere in quel posto non mi dispiaceva affatto. Io e l’alieno vagammo un po’ per la città e visitammo vari posti. La gente non si voltò neanche a guardarci in faccia, probabilmente aveva paura di noi, anzi, di Norby, perché io ero un uomo come loro, eppure un bambino di circa 6 anni mi fermò tirandomi la giubba: “Tu non sei di qui, vero?” Io mi abbassai all’altezza del bambino e risposi contento: “EVVIVAAA!!!! FINALMENTE QUALQUNO MI HA PARLATO… IO MI CHIAMO JOSH E VENGO DA UNA TERRA MOLTOOO LONTANA, LA TUA MAMMA DOVE É?” “IO MI CHIAMO SIMO, MI SONO PERSO!”. Norby giurò che l’avremmo aiutato, prese un oggetto magico dalla sua tasca e lo agitò in aria per farlo funzionare … Subito sullo schermo apparve un pallino rosso che indicava il posto in cui ci trovavamo io, Norby e il bimbo. Norby, indicando una zona con il dito disse a Simo: “La tua mamma è lì, vai da lei”. Subito egli ci ringraziò e corse via”. Quando ritornammo nel nostro tempo, notai scritto sul libro di storia che nella piazza Romana, nell’anno 1200, un ragazzo aiutò un bimbo di nome Simo e che il nome del salvatore non si era stato ancora scoperto. Io, felice, capii e in silenzio chiusi il libro, salutando Norby che se ne tornò nel suo mondo.
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